Il librò che lessi due volte di fila.
Un giorno mia madre mi disse allungandomi un libro:
– Tieni Elia, devi leggere questo.
Io, che a quei tempi ero uno sbruffone arrogante che snobbava qualsiasi scrittore italiano che non si chiamasse Umberto Eco, feci una smorfia di disapprovazione, come a dirle «cheppalle». 🙄
Ma mia madre, con la pazienza che un giorno le garantirà la santità, mi ripetè:
– Per favore Elia, devi leggerlo, fidati di me.
Era un libro pesante, le cui 500 pagine avrebbero scoraggiato qualunque ventenne sano di mente, più propenso a uscire a far cagnara, che a stare in casa a leggere come un secchione. Tuttavia, mi sono fidato, e quella stessa sera lo iniziai...
Avete presente quei libri che non riesci a smettere di leggere finché non arrivate alla fine? Ecco, Come Dio Comanda di Niccolò Ammaniti fu per me uno di quei libri. L'ho letteralmente divorato. E dopo che l'ho letto, l'ho riletto, giusto per assicurarmi di non essermi perso alcun dettaglio. 🤓
Si tratta di una delle storie d'amore più intense, belle e originali ch'io abbia mai letto. Ma non una storia d'amore tra un tizio e una tizia, bensì tra un padre e figlio.
Il padre, Rino, è un fascista, anzi, un nazista, con tanto di bandiera con la svastica appesa sopra il letto, vita disagiata, lavoretti di fortuna, piccoli crimini di quartiere con gli amici Danilo e Quattro Formaggi (perché mangia sempre la pizza quattro formaggi, adoro questo soprannome 😂).
La storia è ambientata nelle campagne del Nord Est, dove la nebbia occulta le fabbriche che si perdono a vista d'occhio, dove non c'è niente di meglio da fare che andare a lavorare (cantavano i Burdello 😂), dove gli immigrati "ci rubano il lavoro", eccetera. Il figlio, Cristiano, appena adolescente, è invaghito del padre, ma gli assistenti sociali sono sempre pronti a portarglielo via. Farebbero bene, direte voi, dato che Rino è un nazista. Ma è qui che le cose si complicano. Perché Ammaniti va oltre ogni pregiudizio, scava a fondo nell'uomo per estrarre il meglio anche dal peggio. E vi assicuro che questa storia, alla fine, commuove. Ed è impossibile non tifare per Rino e per suo figlio. La dinamica della storia mi ricorda quella di Arancia Meccanica (Kubrick, 1972), o quella di Barry Lyndon (Kubrick, 1976), dove il protagonista, dapprima lo odi, poi ti fa pena, e infine lo ami, o perlomeno speri che vada tutto bene. È una scrittura capace di far provare al lettore tutte queste emozioni contrastanti, una dietro l'altra, con un livello di tensione che solo la penna più abile può trasmettere. Ua meraviglia! A parer mio, il capolavoro di Ammaniti. 🥰
Nel 2008, Gabriele Salvatores ci ha fatto il film, con un magistrale Filippo Timi nella parte del padre nazista ed Elio Germano nella parte di Quattro Formaggi. Carino, ma lontano anni luce dalle emozioni del libro di Ammaniti, nonostante egli abbia partecipato alla stesura della sceneggiatura, falciando drasticamente personaggi chiave come nulla fosse... 🤨 cazzo fai, Nick?
Consiglio vivamente Come Dio Comanda (il romanzo) a chiunque piaccia leggere e non l'abbia mai letto. Perché è da storie come questa che si impara a vivere. Perché i pregiudizi sono sempre sbagliati. Non si può mai sapere cosa porta una persona ad abbracciare certe idee, dietro alle quali si potrebbero celare storie che necessitano solo di essere raccontate. Il resto vien da sé. Come la redenzione, il riscatto, la voglia di amare e di conseguenza, di smettere di odiare.
Ossequi.
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