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Come se non ci fosse un domani

Aggiornamento: 21 ago 2019



Come Se Non Ci Fosse Un Domani è il nuovo singolo di Omar Pedrini, che (per i più giovani) con i suoi Timoria è entrato nella leggenda del rock italiano.

Il brano ha un bel tiro, parte con un sound quasi depechemodiano, per poi esplodere in un potente muro di suono. E (continuerò a dirlo) più passa il tempo e più la voce di Omar somiglia a quella di Neil Young.

Le immagini evocate dal video si ispirano al testo. "Come se non ci fosse un domani", una frase con due chiavi di lettura; la prima malinconica, che racconta un mondo in deterioramento, sporco, bellicoso, un gran brutto posto da lasciare in eredità ai propri figli; la seconda più goliardica, spensierata, felice, un party sulla spiaggia, un rave a Berlino, un concerto dei Gogol Bordello, insomma, divertiamoci come se non ci fosse un domani...

La fotografia è una citazione al grande Wim Wenders. Sia io che Omar amiamo film come Il Cielo Sopra Berlino, Così Lontano Così Vicino, o Fino Alla Fine Del Mondo, quella fotografia fredda, inquietante, dai tagli anomali, piena di cemento e di strane persone che fanno cose ancora più strane... Da questo elogio, ne abbiamo ricavato un trucchetto narrativo per non scadere nel solito cliche del cantante cinquantenne che se la fa con le ragazzine: infatti, il video si apre con Zoe a letto e Omar che la abbraccia. L'immagine è volutamente depistante, ma se guardiamo bene, notiamo che Zoe è sotto le lenzuola, mentre Omar sopra, dettaglio importante, perché alla fine sveliamo trattarsi di padre e figlia.


Per la parte femminile, Omar mi chiedeva una ragazza tatuata e, per forza di cose, non ho potuto che pensare a Zoe, la ventenne più tatuata e più bella ch'io conosca, nonché mia sorella. «Zoe? Scherzi?», mi disse Omar preoccupato, «ma è una bambina!» (non la vedeva da quando Zoe aveva circa 13 anni), «caro Omar», lo rassicurai, «Zoe è cresciuta...». Quando la vide gli si illuminarono gli occhi, e così, i fratelli Cristofoli si ritrovarono di nuovo sullo stesso set, lei davanti alla telecamera, io dietro.


La scena del concerto l'abbiamo girata alla Latteria Molloy, un locale di Brescia veramente fico, con un buco sul palco. Sì, un buco sul palco! Per questa scena, non volevamo comparse sterili, così abbiamo tirato in ballo il fan club di Omar, permettendo a chiunque di unirsi alle riprese. Sono accorsi persino da Roma. Minchia!

A questa scena ha partecipato anche l'artista di fama mondiale Matteo Guarnaccia, grande amico di Omar, che ha dipinto la meravigliosa Evelyn col tipico stile delle sue opere psichedeliche. La scena dei fiori fu un'improvvisata di Omar, che lì per lì mi inquietò. Poi però, ammetto di essermi ricreduto, soprattutto quando vidi Evelyn sfrecciare su quell'altalena e spargere petali dappertutto. Volevo inquadrarla da tutte le angolazioni...


Il secondo giorno abbiamo girato tutte le scene "apocalittiche" (per così dire), in alcuni scorci fuori Verona che nessuno avrebbe mai preso in considerazione. Nessuno, tranne me. A video, sembrano zone periferiche di Berlino, invece è solo Bussolengo. O meglio, Bussolangeles. A queste scene hanno partecipato i ragazzi del liceo artistico statale di Verona Boccioni-Nani. Sono stati a dir poco grandiosi, soprattutto considerando che quella era la loro prima esperienza su un vero set. Anche Omar li ha apprezzati sin da subito e gli ha dedicato un mega selfie sui suoi social.


Il montaggio è dinamico, ma molto particolare. Le scene "apocalittiche" sono in slowmotion eppure sono montate sui veloci ritornelli, creando un contrasto di grande effetto. È un trucchetto che ho imparato dai video dei Tool. Due terzi di video sono in bianco e nero, l'ultima parte a colori, per motivi narrativi ed estetici. Il bianco e nero, infatti, rappresenta un presente triste per la protagonista, un presente angosciante, pericoloso, ma con un angelo speciale a vegliare su di lei... Il concerto a colori, invece, rappresenta un ricordo bellissimo e ancora fresco nella mente della figlia, quella sera in cui il padre (Omar) suonò nel locale in cui lei lavora, e quel momento speciale in cui la trascinò sul palco a cantare e a ballare con lui e con tutta la band. Un ricordo che fa male, ma che fa anche bene, e da qui il dualismo del titolo del brano...

Se qualcuno di voi non avesse capito la storia, chissenefrega, è un video musicale, mica un film in concorso a Cannes. L'importante è il pathos, l'impatto emotivo, o meglio, in gergo tecnico, la "botta"!

Vi ringrazio tutti per quest'avventura.

Siete stati tutti favolosi!

Elia.

Credits

Scritto, diretto e montato da: Elia Cristofoli, con l'aiuto prezioso di Omar stesso, di Andrea Vozzo e di Francesco Mazzola

Alla macchina da presa: Andrea Vozzo, Francesco Mazzola, Elia Cristofoli

Protagonista: Zoe Cristofoli Ragazza Primavera: Evelyn

Bodypainting: Matteo Guarnaccia

Macchinista crane: Paolo Brentegani

Make-up: Silvia Faverzani

Un ringraziamento speciale ai ragazzi del Liceo Artistico di Verona Nani-Boccioni: Antea e Smilla Savorelli, Matteo Sega, Natalie Ros, Filippo Brizzolari, Alvise Gonzalez, Oussama Sabir, Pietro Composta, Asia Marchi, Elisa Turri (grazie per quella ripre), Andrea Magalini, Sonia Cappelletti e Matilde di Pierri (dimentico qualcuno?).

Inoltre, ci tengo a ringraziare: tutta la band di Omar (grandi butei!); il fan club di Omar (very special people); Paolo della Latteria Molloy; Matteo "il lucista"; Fabio, manager di Omar; e la Warner Music.

Qualche foto del dietro le quinte...

Lo storyboard originale (disegni miei, naturalmente)

E questo è il risultato finale...



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