Per pubblicità invasiva – o pubblicità spazzatura, come la definisco io – si intendono tutte quelle forme di pubblicità che invadono, appunto, i nostri spazi vitali, ripetutamente e incessantemente. Ne fanno parte in primis i cosiddetti volantini (flyer in gergo), soprattutto quelli infilati brutalmente nelle nostre cassette postali. Un esempio è la mia, che come vedete in copertina, ogni settimana viene ridotta a un'esplosione di carta straccia. Per quanto mi riguarda, quella roba è solo spreco e inquinamento gratuito. Si fa per dire, perché mica è gratis!
Ma c'era un tempo in cui la pubblicità da spazzatura funzionava alla grande. Tipo negli anni Ottanta. Anche perché un imprenditore medio, per quanto pieno di soldi, non si poteva permettere molto di più, perché fare video era ancora proibitivo, solo i grandi brand potevano permetterseli. E interne, beh, quello era ancora una piccola scorreggia ad uso esclusivo dei militari.
I volantini, invece, rappresentavano una forma di pubblicità "alla buona", per così dire. Senza contare che, in quegli anni, dello spreco e dell'inquinamento non fregava niente a nessuno. A parte a Greenpeace, ma era sempre occupata a speronare le baleniere nell'Artico. In ogni caso, ho un vago ricordo di mia nonna che raccoglieva la posta di giorno in giorno. Oggi, gran parte della gente – io compreso – se ne dimentica stravolentieri di quell'inutile sistema vecchio come il cucco...
E allora a cosa servono le cassette postali?
Per le bollette?
Naaa, faccio tutto online.
Per le lettere?
Ci sono le email, che nel frattempo sono diventate vecchie pure quelle.
Per le cartoline delle vacanze?
Macché, ti videochiamo in 4K a 60 fps, altro che cartoline!
E allora, diciamolo una volta per tutte:
LE CASSETTE POSTALI NON SERVONO A NIENTE!
O meglio, servono alla pubblicità invasiva, retaggio di tempi che non si vogliono estinguere.
Offerte di supermercati, nuove aperture di ristoranti o di parrucchieri, o tristi campagne elettorali di aspiranti sindaci. Ecco, state certi che se vedo la loro pubblicità infilata nella mia cassetta postale, non andrò mai in quel supermercato, non mangerò mai in quel ristorante, non mi farò mai tagliare i capelli da quella parrucchiera, e non voterò mai per quel sindaco, manco se mi piace!
E chissenefrega, potrebbero replicare quei supermercati, quei ristoratori, quelle parrucchiere e quegli aspiranti sindaci. Ebbene, sbaglierebbero, e di brutto! Perché gli studi di marketing dimostrano che, esattamente come faccio io, cioè prendere tutto e gettare nella spazzatura, così fa la gran parte della gente. A parte un solo target: i vecchi. E per «vecchi» non si intendono i boomer, che vorrebbero essere scafati come i loro figli millennials, e quindi perlomeno ci provano a stare al passo coi tempi. No, per «vecchi» si intendono persone molto anziane, tipo 80, 90 anni... Insomma, quelli che, dati alla mano, non hanno, o non usano granché, un'indirizzo di posta elettronica, e quindi non sono soggetti a un altro tipo di pubblicità invasiva, meglio conosciuta come SPAM, della quale parlerò in un secondo momento.
Ricapitolando, una parte degli anziani (italiani) si affida ancora a questa pubblicità, se la porta in casa, la sfoglia e si lascia bindolare da qualche offerta di turno. Ma si tratta pur sempre di una fetta di anziani, della quale per ovvi motivi è difficile ottenere numeri precisi. Ma tutti gli altri, raccolgono la carta straccia quando inizia a sbordare fuori dalla cassetta e la gettano direttamente nella spazzatura, senza manco guardare di che si tratta. Pubblicità spazzatura, appunto.
Per questo motivo, mi chiedo se gli imprenditori locali si siano mai chiesti se ne valga davvero la pena, o se facciano questo tipo di "promozione" solo per abitudine, o per ignoranza, o per entrambe. Mi farebbe molto piacere informarli su come potrebbero ottenere molti più risultati con altre forme di comunicazione contemporanee, più mirate, più efficaci, ma molto meno invasive per l'essere umano e molto meno dannose per l'ambiente.
Lo so, può suonare strano che un pubblicitario inveisca contro la pubblicità. Ma sono anche una persona, e in quanto tale, anch'io soffro di persecuzione pubblicitaria. Meglio le newsletter, le inserzioni sui social, i banner in tv e la cartellonistica. Ma i volantini devono morire, con buona pace delle stamperie e di quei grafici che ancora oggi li spacciano come "potenza di fuoco"...
Vogliamo fare quelli attenti all'ambiente, e poi continuiamo a sprecare carta (che non si può riciclare all'infinito) e a inquinare con inchiostri, solventi e dio solo sa quante altre schifezze!
Chiudo con la consueta parola d'ordine, in grado di trasmettere lo stato d'animo di questo articolo: boh!